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Dichiarazione di don Floriano Abrahamowicz circa la sua "espulsione"Pubblicato in www.agerecontra.it Grande è la sofferenza per coloro che conoscono, amano e cercano la loro santificazione nelle cappelle della Fraternità San Pio X davanti ai fatti avvenuti nella cappella di Lanzago di Silea. Di fronte ad un atteggiamento oramai ambiguo e confuso dei vertici della Fraternità verso le autorità della Roma conciliare don Floriano in questi ultimi anni ha mantenuto la linea chiara e coerente che la Fraternità ha ereditato dal Suo fondatore Monsignore Marcel Lefebvre. Per quanto delicate e gravi possano essere le questioni del Papa, del Concilio e del postconcilio: nuova messa, messa d'indulto, ecc., e poi in applicazione dei principi di condotta lasciatici dal nostro fondatore le questioni dei contatti con la Roma modernista: discussioni teologiche, motu proprio, validità della scomunica,ecc., per quanto dunque queste questioni siano delicate e per quanto spetti al Superiore Generale di gestire i rapporti con la Roma modernista per tanto è dovere prima ancora di essere un diritto quello di tutti i fedeli e a maggior ragione dei sacerdoti di seguire con attenzione e vigilanza questi "assaggi del nemico". Purtroppo i fatti provano che negli ultimi anni l'atteggiamento della Fraternità verso il nemico si è mutato in rapporto di amicizia. E per piacere al nemico non si esita a sacrificargli qualche membro della Fraternità, anche se si è impegnato a vita. Si tratta fra altri sacerdoti di don Floriano Abrahamowicz che per aver ribadito il suo no al Concilio, il suo no al motu proprio e il suo no ad un falso della scomunica è stato espulso: primo per il contenuto dei suoi "no" che non dovevano essere dei "no,no" ma avrebbero dovuto essere dei "no,si": questi sono i motivi dottrinali. I motivi "disciplinari" consistono nel fatto di aver ancora ribadito questi "no, no" al grande pubblico, mentre il superiore generale parlava della medesima materia in termini di "si, no" e "no,si". Ora se consideriamo 1. la situazione attuale della Chiesa, 2. la possibilità di un eventuale riconciliazione 3 le discussioni e/o colloqui teologici con la Roma modernista alla luce delle ultime volontà del nostro venerato fondatore potremo giudicare delle posizioni di don Floriano, della sua disciplina e del valore della sua espulsione a mezzo stampa e poi dell' esclusione dal suo domicilio.
1. La situazione attuale della Chiesa Il 29 agosto 1987 nella lettera ai futuri vescovi Mgr.Lefebvre scrive: "La cattedra di Pietro e i posti di autorità à Roma sono occupati da anticristi … e la distruzione del Regno di Nostro Signore prosegue rapidamente…" Dopo le consacrazioni episcopali, 30 giugno 1988, con tutta la stampa contro di noi eravamo pertanto in posizione di forza. 2: la reconciliazione "Non abbiamo lo stesso modo di concepire la riconciliazione. Il cardinale Ratzinger la vede nel senso di ridurci, di portarci al Vaticano II. Noi la vediamo come un ritorno di Roma alla Tradizione. Non ci si capisce. E un dialogo fra sordi. Non posso parlare molto del futuro avendolo oramai alle spalle. Ma se dovessi vivere ancora per un po', e supponendo che fra qualche tempo Roma ci chiami, ci voglia vedere per riprendere a parlare, in quel momento sarò io a porre le condizioni" (Fideliter, nr.66) 3discussioni con Roma "Non accetterò più di essere nella situazione nella quale eravamo al momento dei colloqui. Basta. Imposterò il discorso sul piano dottrinale:"siete d'accordo con tutte le grandi encicliche di tutti papi chi vi hanno preceduto? Se non accettate la dottrina dei vostri predecessori, è inutile parlare. Finche no accetterete di riformare il Concilio considerando la dottrina di questi papi che Vi hanno preceduti NON E POSSIBILI DIALOGARE. E INUTILE".(ibid.) In fatti non è stato più chiamato, non ha più parlato, e ancora meno Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono ritornati alla dottrina dei loro predecessori. Non si dialoga con la Roma modernista finche lei non torni da sola alla dottrina dei predecessori! Oggi invece la posizione purtroppo è di debolezza: cosi dice la Roma modernista: "Per un futuro riconoscimento della Fraternità San Pio X la condizione indispensabile è il pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II e del magistero dei papi Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. 4. La mia posizione Ora per quanto riguarda la mia posizione affermo di essermi preso la libertà di criticare l'atteggiamento ambiguo dei vertici della Fraternità. Monsignore Lefebvre stesso chiedeva ai seminaristi di andare verificare in biblioteca tutto quello che era loro insegnato…. Lo fatto. E concludo che non vi è dialogo possibile con la Roma di Ratzinger prima che questa non torni alla dottrina dei suoi predecessori preconciliari. Non è possibile l'atteggiamento ambiguo di fronte al motu proprio e alla revoca della scomunica. Non basta rilevare di tanto in tanto un aspetto buono, poi uno cattivo e mai concludere se la cosa e buona o cattiva. Non è questo il linguaggio del Vangelo anche se il Vangelo ne parla. Che il Vostro Si sia un si e che il Vostro non sia un no. Il resto viene dal diavolo. Che la Fraternità ritorni allo spirito del suo fondatore!
Don Floriano Abrahamowicz
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